Manuale del perfetto scorretto: istruzioni per Presidenti e pseudo DS.
Tesserati? Più che cuori, qui ci sono solo calcoli (e qualche coltello tra i denti)
Benvenuti, cari naviganti del precario e spesso contraddittorio universo del calcio dilettantistico. Oggi non ci addentreremo nei soliti elogi al “sacrificio” e alla “passione” che, diciamocelo, suonano sempre più come un disco rotto. No, oggi ci affacceremo sul lato un po’ meno patinato, quello dove le dinamiche umane e gli interessi, a volte un po’ “creativi”, plasmano il destino di giovani promesse e società con bilanci sempre più traballanti. Preparatevi a un’analisi senza troppi filtri, uno sguardo un po’ più cinico ma forse più realistico su certe “bellezze” che questo nostro amato sport ci regala. Allacciate le cinture, perché il viaggio nelle intricate (e a volte discutibili) logiche del tesseramento sta per iniziare.
Manuale del perfetto scorretto: LND e le sue trovate.
Partiamo da quella genialata galattica della LND di togliere i premi di preparazione. L’intenzione, sulla carta, era nobile: smetterla di vedere questi premi come un’arma di ricatto. Peccato che, come spesso accade, l’acqua sporca è stata buttata via col bambino. Risultato? Se prima qualche società (quelle serie, rarità ormai) investiva sui giovani sapendo di poter avere un minimo di riconoscimento, adesso vige il “prendi quello che passa” senza un briciolo di lungimiranza. Complimenti vivissimi per la “tutela” del settore giovanile!
Manuale del perfetto scorretto: il vincolo pluriennale.
E vogliamo parlare del sacro vincolo pluriennale, defunto e sepolto? Prima, almeno, un minimo di decenza c’era. Un ragazzo era legato alla società, e chi lo voleva doveva quantomeno bussare, parlare con qualcuno che magari aveva investito tempo e risorse su di lui. Adesso? Siamo al mercato delle vacche ante litteram. Presidenti più interessati al “like” sui social che alla crescita dei ragazzi, e pseudo direttori sportivi (la categoria si commenta da sola) che, manco fossero lupi affamati, contattano, promettono mari e monti, smembrano squadre sotto le feste natalizie con una scorrettezza che farebbe impallidire un venditore di multiproprietà. Bravi, continuate così a coltivare l’amore per questo sport!
Manuale del perfetto scorretto: il mese di maggio.
Poi arriva maggio, il mese delle lacrime (per chi resta) e dei traslochi di massa (per chi va). La “nuova riforma dello sport”, un altro monumento all’incomprensibilità e alla precarietà, fa il resto. Squadre che già barcollano economicamente si ritrovano azzerate perché il “guru” della panchina decide di fare tabula rasa e portarsi dietro il suo intero codazzo di fedelissimi. E chi paga? Ma ovviamente, i soliti illusi che ancora credono in un progetto, in una maglia, in qualcosa che vada oltre la prossima mensilità.
Personalmente, di fronte a questo squallore, il mio “senso di appartenenza” è evaporato da un pezzo, come acqua bollente su una pietra rovente. Ho provato a evocarlo, a parlarne, ma sembra di declamare Dante in un rave party.
Manuale del perfetto scorretto: conclusioni.
Quindi, amici del “Cuore Dilettante”, la domanda non è tanto “come risolvere questa situazione?”, perché onestamente non vedo spiragli in un sistema che sembra auto-sabotarsi con una meticolosità impressionante. La vera domanda è: quanto ancora saremo disposti a tollerare questo teatrino dell’assurdo? Quanto ancora ci faremo raccontare la favola del “sacrificio” e della “passione” mentre sotto i nostri occhi si consuma una logica puramente utilitaristica e spesso, diciamocelo chiaramente, vergognosa?
Io, nel mio piccolo, continuerò a raccontare le storie di chi ci mette davvero il cuore, di chi resiste nonostante tutto. Ma un pizzico di sana polemica, ogni tanto, serve per non farci anestetizzare da questo cinismo dilagante. Voi che ne pensate? Siete ancora convinti che questo sia “cuore dilettante”, o è diventato qualcos’altro di molto meno nobile? Aspetto i vostri commenti, magari insieme troveremo un modo per urlare un po’ più forte.
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