Se chiedete a un bambino chi sono gli eroi del calcio, probabilmente vi risponderà con i nomi roboanti dei bomber che fanno esultare la curva o dei portieri che con parate miracolose salvano il risultato all’ultimo secondo. Ed è giusto così, il campo è il palcoscenico dove la magia si compie. Ma dietro quella ribalta, nell’ombra operosa e spesso invisibile, esiste un esercito di figure che, senza clamore né riflettori, tengono in piedi l’intero baraccone del calcio locale. Sono gli eroi silenziosi, i volontari, l’anima vera e pulsante delle nostre amate (e a volte un po’ sgangherate) società sportive.
Eroi silenziosi: mille volti, un’unica passione.
Questi angeli custodi del pallone hanno mille volti e si incarnano nelle figure più disparate. C’è il magazziniere, spesso una figura leggendaria, depositario di segreti, kit dimenticati e quel paio di scarpini fortunati che “portano bene” al giovane attaccante promettente. Ricordo ancora al mio primo anno da “pulcino”, la figura burbera ma dal cuore d’oro del nostro magazziniere, il “Signor Gino”. Sembrava brontolare sempre, ma era il primo ad avere pronto il phon dopo la pioggia e a dispensare consigli spiccioli (“Corri di più, mi raccomando!”). Era il nostro guru silenzioso dell’equipaggiamento, e guai a chi osava lasciare una maglia fuori posto!
Poi ci sono gli uomini della biglietteria, spesso posizionati all’ingresso con un’aria inizialmente severa e inflessibile. Partono con il fermo proposito di non concedere nemmeno un centesimo di sconto, forti del loro ruolo di “guardiani del cancello”. Ma poi, immancabilmente, si sciolgono di fronte alla storia del nipote appassionato, all’amico venuto da lontano, o semplicemente contagiati dalla sana atmosfera della partita.
Finisce che, con una scusa o l’altra (“Ma sì, dai, entra pure…”), fanno entrare quasi tutti, rivelando un cuore d’oro nascosto sotto una scorza un po’ burbera. Ho visto personalmente il nostro “zio Beppe” alla biglietteria iniziare la giornata con un “O paghi o stai fuori!” per poi, alla fine, salutare tutti con una pacca sulla spalla e un “Forza ragazzi!”.
E non dimentichiamoci di “il più temuto”, spesso il responsabile del campo o colui che si occupa della burocrazia. È la figura che fa rispettare le regole, che si assicura che tutto sia in ordine, che a volte sembra un po’ severa ma che, in fondo, lo fa per il bene di tutti. È colui che ci ricorda che senza organizzazione e disciplina, anche la passione più grande rischia di svanire nel caos. Ricordo le “urlate” epiche con il nostro “Signor Franco” quando qualche pallone finiva nel giardino del vicino… ma era anche il primo ad arrivare la domenica mattina per tracciare le linee del campo sotto la pioggia.
Eroi silenziosi: dietro ogni gol, un esercito di buona volontà.
Ma i volontari non si fermano qui. Ci sono i genitori, quelli bravi, quelli che non dispensano consigli né tantomeno insulti, che accompagnano i ragazzi agli allenamenti, spesso sacrificando tempo libero e impegni familiari. Ci sono coloro che si improvvisano allenatori delle squadre giovanili, mettendo a disposizione la loro passione e le loro (spesso rudimentali, ma efficaci) competenze. Ci sono i membri del consiglio direttivo che si sobbarcano oneri burocratici, organizzano eventi per raccogliere fondi, cercano disperatamente sponsor e si scontrano con la burocrazia comunale per ottenere quel permesso in più o per sistemare quella maledetta illuminazione del campo.
Come diceva un vecchio presidente della mia squadra del cuore: “Il calcio locale è come una torta fatta in casa: gli ingredienti principali sono la passione dei giocatori, certo, ma il lievito che la fa crescere sono i volontari.”
Eroi silenziosi: sguardi rubati, storie sussurrate.
Passando un po’ di tempo a bordo campo, si possono cogliere dinamiche affascinanti. Si vede il magazziniere che sistema con cura le attrezzature, quasi fossero reliquie sacre. Lo si sente borbottare tra sé e sé, magari lamentandosi di un pallone sgonfio o di una rete da riparare, ma lo fa con una dedizione che tradisce un amore profondo per quei colori.
Si osserva l’uomo della biglietteria che, con un’espressione inizialmente seria, si scioglie in un sorriso accogliente al saluto del giovane tifoso, magari chiudendo un occhio sul biglietto “ridotto” di un amico. La sua presenza, apparentemente un filtro, si trasforma spesso in un abbraccio alla comunità.
E poi c’è il “Signor Franco” che, con il suo sguardo severo, tiene a bada i più indisciplinati ma che, al termine della partita, si scioglie in un sorriso sincero se la squadra ha fatto bene. La sua severità è solo una maschera per nascondere un affetto genuino.
Eroi silenziosi: un mondo di sfide, un cuore grande così.
Il mondo del volontariato nel calcio locale non è tutto rose e fiori. Ci sono le difficoltà economiche che spesso mettono a dura prova la sopravvivenza delle società. C’è la mancanza di ricambio generazionale, con sempre meno giovani disposti a dedicare il loro tempo libero a queste attività. Ci sono le frustrazioni per i risultati che non arrivano, per le polemiche sterili, per la burocrazia asfissiante.
Eppure, nonostante tutto, questi eroi silenziosi continuano a esserci, giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita. Lo fanno per la passione per il calcio, certo, ma soprattutto per l’amore per la loro comunità, per il desiderio di offrire ai giovani un ambiente sano dove crescere, imparare i valori dello sport, fare amicizia e inseguire un sogno.
Eroi silenziosi: un applauso che non si spegne.
La prossima volta che andrete a vedere una partita del vostro paese, fermatevi un attimo a osservare non solo i giocatori in campo, ma anche le figure che si muovono ai margini. Noterete il magazziniere che carica le borse, l’uomo della biglietteria che accoglie i tifosi (magari con qualche “strappo” alla regola), il responsabile del campo che controlla le reti. Ricordatevi che dietro ogni gol, dietro ogni parata, dietro ogni sorriso e ogni lacrima, c’è il lavoro silenzioso e instancabile di questi eroi. Un applauso per loro non basterebbe mai. Sono il vero motore, il cuore pulsante, l’anima indomita del nostro amato calcio locale.
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